L’antica via del Colle Autaret

 

In montagna, alle alte quote soprattutto, capita abbastanza spesso che i percorsi di sentieri e mulattiere subiscano cambiamenti nel tempo, a seconda delle vicende climatiche e storiche. Così è accaduto ad esempio per la via del Colle Autaret, da sempre il più facile, e probabilmente il più frequentato, itinerario di collegamento fra le Valli di Lanzo e la Savoia, in particolare tra la Valle di Viù e l’alta Valle dell’Arc.

Grazie alla preziosa e determinante collaborazione dei volontari della Commissione Sentieri del CAI
di Lanzo Torinese è stato possibile, con un lavoro protrattosi per alcuni anni, segnalare e valorizzare quello che quasi sicuramente è il percorso più antico e più seguito in passato, almeno fino a quando, prima della Seconda guerra mondiale, la costruzione delle infrastrutture militari nella zona di Pian Sulè e della relativa mulattiera d’accesso hanno dirottato su quest’ultimo tracciato, che prevede però l’antipatico saliscendi dopo il Colle di Spiol, la maggior parte dei transiti.

Riportata e descritta sulle carte e sui documenti più vetusti, a monte di Malciaussia l’antica via
si snoda costantemente sulla sinistra orografica della valle, con esposizione a sud che consentiva
un rapido scioglimento della neve e quindi un più ampio periodo di transitabilità; presenta alcuni tratti leggermente esposti, facili ma comunque richiedenti attenzione, compensati dalle belle vedute sulle montagne circostanti e dalle splendide fioriture che si possono incontrare a inizio estate.

Ne proponiamo il percorso fino all’incrocio con il sentiero di collegamento tra i rifugi Tazzetti
e Cibrario: chi lo desidera e ha preparazione adeguata potrà poi proseguire fino al ben più lontano valico dell’Autaret (3077 m).

 

 

Dislivello: 500 m circa

Tempo di percorrenza: 2,15 ore

Segnavia: n. 116A

Difficoltà: E (escursionistico)

Periodo migliore: luglio-settembre

 

Da Malciaussia (1805 m), raggiunta con la stretta strada che sale da Usseglio e dove il rifugio-albergo Vulpot offre ristoro e accoglienza, seguire la strada che costeggia il lago artificiale toccando le case di Pietramorta. Poco prima di attraversare la Stura per imboccare i sentieri che salgono da una parte verso i colli Coupe e Croce di Ferro e dall’altra verso il rifugio Tazzetti, le segnalazioni indicano sulla destra l’imbocco del sentiero 116A; lasciando a destra una baita isolata si risale lungo un costoncino delimitato da due ben visibili muri di pietra a secco convergenti verso l’alto, fino a incrociare un sentiero pianeggiante proveniente da destra.

Si segue verso sinistra tale sentiero, man mano più evidente, che prosegue alto sul torrente, costantemente sullo scosceso versante sinistro orografico della valle, con saliscendi perlopiù in lieve pendenza e due tratti ripidi superati con alcune svolte: il primo per arrivare ai resti di uno stazzo a quota 2020 m circa, il secondo, dopo l’attraversamento di un rio, per raggiungere una sorta di spalla
a 2195 m circa. Tra i due tratti ripidi, a quota 2015 m circa, sul sentiero si incontrano due successive pietre con incisioni; il sentiero alterna tratti in cui è stretto e quasi coperto dall’erba ad altri in cui
è scavato nella roccia e sorretto da muretti in pietra a secco, a comprova della passata importanza
e frequentazione.

Alla spalla a quota 2195 m circa si trovano altre paline segnaletiche: qui occorre trascurare la deviazione indicata con il n. 116A, che sale a destra verso il Colle di Spiol (la traccia è vaga e poco segnalata con vecchie tacche gialle), proseguendo invece dritti (indicazione per i Pis e il rifugio Tazzetti, segnavia bianco-rossi) e abbassandosi lievemente, su traccia inizialmente poco visibile, 
in un ripiano di pascoli tuttora frequentato dalle mandrie, caratterizzato da un laghetto talvolta asciutto. Al termine del ripiano bisogna ignorare le tracce di bestiame che calano sulla sinistra per alzarsi invece sul margine destro, lasciando il laghetto sulla sinistra, per una traccia poco evidente, fino ad un ometto ben visibile anche dal basso.

Seguendo attentamente i segnavia tra i pascoli, dove il sentiero tende a perdersi, si scende poi lievemente portandosi accanto al rio Costan a quota 2190 m circa, e lo si risale sulla sua sinistra idrografica lungo la traccia saltuariamente evidente (caratteristico un passaggio scavato nella roccia appena a monte del rio), fino ad attraversarlo su una lastra di pietra a quota 2215 m circa, in un suggestivo ripiano alla base delle cascatelle dei Pis.

Lasciando ora uno stazzo sulla sinistra, ancora per tracce si sale sulla destra idrografica della cascatella più occidentale, incrociando ben presto a quota 2255 m circa il sentiero segnato n. 111A, che collega il rifugio Tazzetti al rifugio Cibrario per il Col Sulé (ore 2,15 da Malciaussia); in questa ampia conca pascoliva ha termine la nostra escursione, che richiede per il ritorno lungo lo stesso percorso 1,45 ore circa.

Chi desidera proseguire, salendo a destra lungo il sentiero n. 111A può portarsi a incontrare la mulattiera militare dell’Autaret (segnavia n. 116) a quota 2465 m circa, praticamente nel punto più basso della discesa successiva al Colle di Spiol; seguendo tale mulattiera verso sinistra si raggiunge poi il Colle dell’Autaret (3077 m) in circa 2,45 ore di marcia, mentre andando a destra si può arrivare
a Malciaussia effettuando un percorso ad anello attraverso il Colle di Spiol (2594 m).

Dal punto d’arrivo della nostra escursione è anche possibile, voltando invece a sinistra, raggiungere
il rifugio Tazzetti (2642 m), sempre lungo il sentiero n. 111A, superando un breve tratto esposto poco prima del rifugio; a questo proposito il nostro sentiero può rappresentare, insieme al primo tratto del n. 111A, una piacevole variante di discesa ad anello su Malciaussia per chi ha raggiunto detto rifugio.

 

 

Bibliografia di riferimento

 

Classica e tuttora valida opera fondamentale sull’antica via dell’Autaret: P. BAROCELLI, La via romana transalpina degli alti valichi dell’Autaret e di Arnàs, Società Storica delle Valli di Lanzo, vol. XVI, 1968.

 

Notizie di carattere storico e alpinistico sulla zona anche in: G. BERUTTO, L. FORNELLI, Alpi Graie Meridionali, “Guida dei Monti d’Italia”, Club Alpino Italiano e Touring Club Italiano, 1980.

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